Cari colleghi e caro personale del Ponti,
È arrivato per me il momento del commiato.
Confesso che non credevo potesse essere cosi strano e difficile.
Diceva qualcuno che “A questa scuola ci si appassiona”; credo di essere stata contagiata da quella affermazione e, per mia grande fortuna, mi sono appassionata a questo Istituto Ponti e, come tutti sanno, al plesso di PGI cui ho dedicato 30 anni della mia vita.
30 anni!
Dirlo cosi fa quasi impressione! La cosa di cui vado più fiera è che in tanti, da sempre, mi dicono “tu arrivi sempre col sorriso”. C’ è un solco, dopo 30 anni di andirivieni tra casa e scuola, e quel solco (la mia strada quotidiana, per lo più fatta di fretta a piedi o in bicicletta) l’ ho sempre percorso, recandomi al lavoro, o canticchiando o fischiettando, anche d’inverno. Segno che, nonostante 30 anni, nonostante tanti cambiamenti, nonostante la difficolta’ sfidante di un mestiere sempre piu’ difficile, non ho mai perso la voglia di arrivarci contenta, a scuola! Perché lei, la mia scuola, a me ha dato tanto!
Prima di tutto, mi ha regalato il bello: è un privilegio di pochi essere accolti da una facciata come quella di PGI e da un atrio che pulsa di storia; i casi sono 2 : o sono invasata, o è vero cosi! E dopo il bello, la mia scuola mi ha regalato il vivo: ma dove la si trova una scuola cosi viva , a volte disperatamente e pericolosamente viva, come la mia? Per 30 anni, mi sono sentita viva, lì dentro, trovando le opportunità per esprimere la mia professionalità, personalità e valori e arricchendo il mio essere insegnante con progetti, spettacoli, giornalini, feste, canzoni e cori.
Mi hanno chiesto : perche’ sei rimasta?
Francamente, mai e poi mai in questi 30 anni sono stata sfiorata dall’idea di trasferirmi altrove. A fare che? I migliori insegnanti stanno nelle scuole difficili. E, permettetemi l’immodestia, credo di essere nella rosa dei migliori. Acchiappata dalla mia Scuola, oggi faccio quasi parte degli arredi!!!
Mi sono divertita, per 30 anni. Ogni giorno, nonostante i travasi di bile provocati dai ragazzi, oggi più simili a mandrie che a studenti, ogni giorno , dicevo, ho trovato un motivo per ridere e godere del mio lavoro, che è il piu bello del mondo! Duro, durissimo, per il carico che sempre più comporta, fino al rischio di burn out, ma trovatemi un lavoro piu esaltante e creativo del nostro!!!
Certo, per resisrere devi avere le spalle larghe; oggi più che mai i ragazzi ci mettono a dura prova ma …..i ragazzi sono le nostre perle e le nostre scommesse.
Uno all’anno, è stata da sempre la mia sfida: uno sciagurato all’anno, lo adesco e poi lo porto dalla parte giusta….che gusto c’ è a portarsi dietro quelli gia’ bravini e motivati?
Faticosissimo, ma impagabile.
Ho avuto una serie di piccoli “tratti distintivi’” nella mia storia scolastica: la mia mitica e UNICA bici gialla, nota a generazioni di studenti; i miei tacchi che fanno un ticchettio riconoscibile (prof….sapevamo che stava arrivando, abbiamo sentito i suoi tacchi! E la mia risposta, sempre la stessa per colleghi e studenti: “ li metto apposta, cosi mi annuncio da lontano e smettete di parlare male di me!!!”); sono stata la prof degli scialli e di recente, la prof delle spille (come Her Majesty The Queen…..). Sono stata quella che, nella testa di molti studenti, si era comprata un’aula: la “mia” aula 101, angolo di mondo per i miei laboratori per alunni con DSA o per le feste natalizie, per le confessioni dei ragazzi da raccogliere in intimita’, per l’italiano da insegnare ed imparare e per qualche gadget da confezionare.
La stanza 101, cosi diversa da quella di orwelliana memoria, nota a tutti come l’AULETTA.
Va beh.
Tutto passa.
Sono arrivata al traguardo per tanti di voi ancora lontano e so di essere invidiata per questo.
Boh!
Il mio viaggio è stato bellissimo, e non è la retorica del distacco che mi fa parlare cosi.
Ho avuto anche tanti momenti duri e difficili che mi hanno fortificata; pertanto non sono stati inutili!
Ho lavorato con passione e con gusto.
Per questo devo ringraziare alcuni Maestri: mio padre e mia madre, insegnanti prima di me, che mi hanno trasmesso la passione per questo mestiere; la mia maestra, che amava scrivere poesie e allestire spettacoli, di cui curava testi, musiche e regia, con i suoi alunni; le persone che 30 anni fa mi hanno accolto in PGI, travasando in me un APPICCICOSO senso di appartenenza. Da ultimo ringrazio il Preside Angeloni: arrivavo da anni un po’ opachi e mi ha regalato la possibilita’ di vivere un biennio finale che, per me, è stato un CAPOLAVORO!
Il resto……è stato una cascata di vita.
Che oggi saluto.
Tristemente saluto.
Ma lo faccio augurando a tutti e ciascuno di poter vivere una avventura bella come è stata la mia.
Grazie a chi mi è stato amico.
Grazie anche a chi ha fatto finta di essere amico; non pensi che io non abbia capito!
Buona continuazione a tutti
Lucia Ambrosini
Gallarate fine Anno Scolastico 2024/25
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